"Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona."
Dante Alighieri



"L'assenza affievolisce le passioni mediocri e alimenta quelle grandi, come il vento spegne la candela e ravviva il fuoco."
François De La Rochefoucauld


"Amore è un fanciullo vagabondo e agile,è difficile imporre un limite alle sue ali."
Ovidio

"Chi ti ama,prima o poi,ti fa sempre piangere."
Miguel De Cervantes

"Quel che facciamo quando siamo innamorati è forse la nostra condizione normale.
L'amore mostra all'uomo come dovrebbe essere."
Antom Pavlovic Chechov

"Un bacio legittimo non vale mai quanto un bacio rubato"
Guy de Maupassaunt

"Le parole dell'amore, che sono sempre le stesse, prendono il sapore delle labbra da cui escono"
da "Bel Ami " di Maupassaunt

domenica 27 aprile 2008

Stanchissima..

Ciao Blog, in questo periodo ti sto trascurando, ma purtroppo l'esame di anatomia si avvicina e il tempo vola via troppo in fretta!!!Mamma mia che stanchezza...e che memoria del cavolo che mi ritrovo, non mi ricordo niente..uffaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!Chissà cosa combinerò...un test a risposta multipla...mmh c'ho un rapporto io con questo tipo di prove..guarda caso per entrare a medicina ci sono rimbalzata una volta....ohiohi via speriamo vada bene....

lunedì 14 aprile 2008

L' importanza del contesto..

Appena ho letto il post sul valore del contesto ha iniziato a ronzarmi in testa una frase di un filosofo che ho studiato al liceo..egli sinceramente non rientra tra i miei preferiti, anzi spesso mi è risultato antipatico e presuntuoso, ma è uno dei più grandi filosofi dell’ Ottocento ed è George Wilhelm Friedrich Hegel..La frase è ”Il Vero è L’ Intero”.
Non voglio certo fare una lezione di filosofia, anche perché non ritengo di avere le conoscenze adatte e ho qualche lacuna, ma credo che il significato di quell’ espressione sia correlabile all’ argomento del post del professore, effettuando un’ analogia tra Intero e Contesto: per me infatti il contesto rappresenta quell’ intero e quella totalità di cui parlava Hegel..premessa: questo filosofo opera nel tempo in cui l’uomo,una volta recuperata l’importanza della razionalità grazie all’epoca appena passata dell’illuminismo, torna a rapportarsi e a porsi tantissime domande sul mondo che lo circonda svincolato inoltre dai dogmi della Chiesa che lo avevano oscurato nel Medioevo fino al Seicento, mentre la letteratura vede fiorire il Romanticismo che rivaluta la Natura e, mentre la scienza, in cui l’uomo appunto ripone gran parte delle sue speranze di trovare risposte, fa grossi passi avanti…In questo scenario le domande più frequenti non potevano che essere:
Cos’ è la Realtà?
E la Realtà è Verità?
Hegel risponde affermando che ciò che propriamente esiste è l’assoluto, inteso come un organismo unitario di cui le singole cose finite sono parti o manifestazioni; queste parti non possono sussistere di per sé separate dall’assoluto: il finito è allora ideale, ovvero, non esiste come qualcosa di autonomo, ma solo come manifestazione parziale dell’infinito, perché la singola parte non può esistere se non all’interno del tutto.Ogni momento dell’essere che diviene non è concettualmente afferrabile secondo verità se non è collocato, nel suo specifico ruolo, all’interno del tutto. L’ Intero diventa perciò unica verità e unico oggetto di studio della metafisica…

Queste frasi pompose, magari poco comprensibili, sono frutto di un ripasso del libro di filosofia, ma il concetto è semplice:
niente è ciò che è se non grazie al suo rapporto con l’ intero a cui appartiene; il dettaglio non lo si può capire a fondo se prima o poi non lo reinseriamo nel contesto dal quale lo avevamo precedentemente estrapolato..cos’è un petalo senza il fiore dal quale lo abbiamo strappato?Che senso ha una pagina se non sfogliata in un libro?Una lettera senza tutto l’alfabeto?Un osso senza lo scheletro?Un organo fuori dal suo apparato?....
Se espropriamo un singolo oggetto dal suo intero, esso perde completamente di significato, non è più nemmeno identificabile se non confrontato con altri oggetti dello stesso contesto che magari presentano differenze da esso.E allora, se il Contesto è l’ Intero e l’ Intero è Verità, per la proprietà transitiva, il Contesto è Verità ...
Tutto ciò penso possa valere per le formule matematiche che,come scrive il professore, "sono tutt’ altro che semplici da leggere in quanto richiedono sempre e comunque un contesto di studio", altrimenti è chiaro e inevitabile che restino solo dei simboli,delle lettere,dei numeri..delle convenzioni..analogamente, sarà difficile per un medico formulare una diagnosi completa ed esatta se prima non si contestualizza la malattia nel tipo di vita condotto da un paziente,etc etc..Perciò, mai perdere di vista il contesto e la prospettiva dell’ insieme se si vuole davvero arrivare alla verità..

"Il vero è l’ intero. Ma l’ intero è soltanto l’ essenza che si completa mediante il suo sviluppo. Dell’ Assoluto devesi dire che esso è essenzialmente Risultato, che solo alla fine è ciò che è in verità; e proprio in ciò consiste la sua natura, nell’ essere effettualità, soggetto a divenir - se – stesso." Hegel, Fenomenologia dello spirito.

Io e la matematica..Io e la scuola..

Il post del professore sul valore del contesto è molto bello e interessante ma soprattutto, per quanto mi riguarda, ha aumentato ancor di più le domande che ho iniziato(ammetto,un po’ troppo tardi) a pormi dopo l’uscita dal liceo e soprattutto l’ ingresso nel mondo universitario..
Cosa significa veramente IMPARARE o SAPERE QUALCOSA?Come si fa ad imparare?Quante cose mi sono effettivamente rimaste di 5 anni di scuola superiore?Quanto posso ritenermi FORMATA?
Nel processo di apprendimento, quanto conta il lavoro di maestri professori insegnanti docenti tutor (e chi più ne ha più ne metta) e quanto il MIO(NOSTRO) metodo di studio e rielaborazione?
Si può riuscire ad imparare ugualmente,anche quando LA SCUOLA non si rivela in grado di fornire gli strumenti adatti?
Chissà se troverò risposta a tutte queste domande..
Io e la matematica siamo sempre andate abbastanza d’accordo..non per nulla, uscita dalle medie, ho scelto di iscrivermi ad un liceo scientifico e per giunta con indirizzo informatico!!!
Voi direte:quel per giunta non ha molto senso..eh invece è un ulteriore aggravante, in quanto tutte quelle ore destinate all’informatica sono state di anno in anno devolute a matematica e fisica!!!
Giuro,in 5 anni di liceo PNI ho toccato il computer forse una decina di volte il I anno e solo per litigare con gli algoritmi su Pascal(ma questa è un’altra storia..)!!!
Per il resto del tempo ho avuto a che fare sempre e solo con formule teoremi assiomi funzioni derivate integrali e esercizi su esercizi..Purtroppo ci rendiamo conto delle cose sempre troppo tardi..Sono sempre stata un tipo studioso,spesso definita (indegnamente direi) secchiona..magari lo fossi davvero!!!Più vado avanti e più mi sembra di aver fatto le cose nel modo sbagliato e improduttivo e di non sapere proprio niente,benché sul diploma di maturità ci sia scritto cento/centesimi...studiare a memoria ciò che non avevo voglia di capire,studiare per prendere un bel voto,per senso del dovere..spesso senza un diretto interesse per il determinato argomento..con la matematica è stato un po’ così,non sono mai arrivata a detestarla, ma allo stesso tempo ammetto di averne sempre e solo colto l’aspetto puramente meccanico: imparare la formula da utilizzare per risolvere determinato esercizio e far tornare tale risultato…quando il risultato era quello sperato o comunque dovuto,era facile adorare questa materia..che poi la stessa fosse un vero e proprio linguaggio..beh,lo sapevo,ma credo di non averlo mai considerato..e questa è la mia colpa..ma è solo mia?Oppure è il modo con cui la scuola ti invita ad approcciarti con questa(e, perché no,con tutte le altre materie) che non va?Continuo a non trovare una risposta..Ciò che posso fare è stilare un bilancio che non definirei buono:mi ricordo qualche formula, qualche legge fisica, e forse qualche metodo risolutivo di alcuni esercizi ma,per fare un esempio, ancora non sono riuscita a capire come funziona un frigorifero..credo insomma di non essere in grado di guardare queste due scienze, a parere mio inscindibili, senza percepirle come astrazioni e quindi non riscontrandole poi nel contesto della realtà..

martedì 8 aprile 2008

..I CARE..

Giornata indimenticabile..in principio,un po’ scettici, ci aspettavamo il solito seminario in cui se non scappi prima che scocchi il decimo minuto minimo ti addormenti all’undicesimo...e invece il prof Formiconi,primo a prendere la parola, centra subito l’ argomento che più può toccare un aspirante medico:”il rapporto col paziente”.Subito conquista l’ attenzione di tutti, che più lo ascoltano e più si chiedono:”ma perché non si è laureato in medicina???”.Poi, abilmente si ricollega al “tema del valore del contesto” e, infine, al tema dei Diritti d’autore facendo un po’ di storia del copyright apprezzata da chi (me tra questi) ignora gran parte dell’argomento.Cede al momento giusto la parola a Elvira Berlingieri, consulente legale esperta di diritto d’autore e proprietà intellettuale,che, a differenza dell’ “informatico”(o perché no, anche “fisico”) che aveva buttato tutto su scherzo e battute(dicendo cmq cose sensate),da brava “paladina della legge”, sicura nel linguaggio e padrona dell’ argomento, passa a elencare un infinità di illegalità commesse da noi poveri increduli e stupiti e quasi spaventati da tali toni d’accusa..questa ci fa arrestare tutti!!!!!
Poi,l’inaspettato:la “povera” Berlingieri spodestata da uno studente che si ribella alle solite lezioni inutili e fuori contesto..”cavolo,siamo a medicina!!!!”..ed ecco che l’aula si illumina d’immenso:i clown inscenano con una bravura che ha dell’incredibile(forse parlo così perché era la prima a cui assistevo..ma mi sono sembrati cmq fantastici e lodevoli!!!!)un paziente vittima dell’arrivismo e della superiorità di più medici che,invece di metter lui,le sue paure,la sua vita,i suoi bisogni,il suo dolore sul piedistallo, si litigano il podio della diagnosi esatta, mentre il povero protagonista, indegnamente privato del suo ruolo, agonizzante aspetta il tragico epilogo…ma la morte non lo vince:”nonostante lo sforzo dei medici..è ancora vivo!!!!!”
E giù una cascata di applausi tutti per loro..e subito tante riflessioni, tanti pensieri per la testa, in particolare uno:”non voglio diventare come QUEI MEDICI”..Tornata la “calma” e rilassati gli addominali che quasi fanno male dalle sane risate per le quali ringraziamo tutti gli organizzatori di questa giornata, ecco la ciliegina sulla torta: una parata contro QUEI MEDICI,contro QUEL SISTEMA, all’interno di Careggi!!!
Ok d’accordo ,forse nelle nostre vite passate non siamo stati dei mlitari,e il ritmo del battito di mani a volte perdeva un po’ di tono e continuità, e magari ci voleva anche un coro,ma sicuramente non sono mancate la grinta e la voglia di far capire a tutti quelli (in particolare medici) che ci gettavano occhiate di disapprovazione e quasi schifate che non siamo noi nel torto,bensì loro che non hanno capito niente della medicina..loro che pensano solo al prestigio che una laurea di questo tipo può dare,loro che svolgono questo mestiere con superficialità,loro che “salgono sul piedistallo e diventano sempre più piccini” come giustamente ha detto il Formiconi,loro che trattano il paziente come un ignorante pavoneggiandosi con paroloni volti a non far capire all’interessato che diavolo gli stia succedendo..loro che non capiscono che la superiorità del medico sta invece nel mantenere sempre cmq quell’ umanità e quell’ umiltà necessarie e fondamentali per formulare una diagnosi corretta e salvare una vita..loro che vogliono mettersi in proprio,magari per guadagnare di più, quando invece si sa che “Tante teste sono meglio di una” ( ops..ho copiato il titolo di un blog di cui non sono autore!!) e che, collaborando con altri colleghi, si può più facilmente arrivare alla radice del problema di un paziente..perchè non sempre si può riuscirci da soli..il medico non è un Dio, anche lui può sbagliare..ma gli errori spesso possono essere evitati, e un modo a mio parere è questo:la collaborazione e il sostegno reciproco..
Grazie ancora al prof Formiconi e a tutti i membri del progetto M’illumino d’immenso!!!

sabato 5 aprile 2008

Ciao Chicco..


Ciao micetto mio…
Questo blog è iniziato con te, c’era una delle tue tante bellissime foto ad abbellire un altrimenti triste e insignificante post di benvenuto…e adesso non ci sei più…da 2 settimane non sei più qui a rallegrare la casa e a farci impazzire con la tua vitalità..eh si tigrotto mio, te ne sei andato..dopo l’intervento all' orecchio sembrava ti stessi riprendendo, invece dopo qualche giorno hai iniziato a stare male..hai smesso di mangiare..bevevi tantissimo..e rifiutavi qualsiasi tipo di rapporto col mondo..abbiamo tentato con le flebo dal veterinario e con cucchiaiate di omogeneizzati a casa,ma era sempre peggio..così, dopo un ulteriore esame del sangue, abbiamo scoperto cosa ti stava lentamente spegnendo..insufficienza renale cronica..patologia molto frequente e letale per i gatti anziani, anche perché spesso diagnosticata quando è troppo tardi perché i sintomi si manifestano solo quando l’ 80 % dei nefroni non funzionano più..e così ho dovuto fare una scelta che mi porterò dentro per tutta la vita..quella di decidere della tua morte..in modo da offrirtela nel modo più dolce e indolore..e accompagnarti con tante carezze mentre ti addormentavi per sempre..non avresti sopportato altre inutili “torture” da parte dei veterinari che, benché siano stati fantastici, non hai mai potuto soffrire...sei sempre stato uno spirito libero e ribelle..e così ti ricorderò..12 anni insieme..ti ho “maltrattato” tanto tutte le volte che giocavamo..e tu hai risposto con altrettanti graffi di cui forse qualche cicatrice è rimasta ancora sulle mie gambe..ma allo stesso tempo ci siamo coccolati tanto...non dimenticherò mai tutto quello che è stato…quando sei nato e sembravi più un topo che un gatto da quanto eri piccolo e fragile..quando eri un cucciolo e ti tenevo in grembo lasciandoti succhiare vestiti e magliette per cercare di non farti sentire troppo la mancanza della mamma..quando crescendo diventavi sempre più irrequieto e quasi distruggevi la casa ad ogni tuo passaggio..quando stavi sulla poltrona a dormire e, che strana coincidenza, ti svegliavi pronto a correre per casa sempre giusto un secondo dopo che mamma aveva finito di dare il cencio sul pavimento..quando ti facevi chiamare per ore e poi ti trovavamo nascosto nei posti più impensabili..quando hai preso il posto di Baby Mia nel passeggino..quando sfidavi papà per il posto sulla poltrona davanti alla tv..quando ti sei piazzato sulla Classe A della parrucchiera che aveva parcheggiato davanti casa mia e che,dato che non sapeva come farti scendere, per evitare di fare tardi all’uscita della scuola dove l’aspettava sua figlia ti ha scarrozzato per mezzo paese per poi riportarti qui come una tassista..ne hai combinate di tutte!!!
Mi manchi davvero tanto..ti ho voluto tantissimo bene e te ne vorrò sempre...
Ciao tigre..